lunedì 21 gennaio 2008

La giornata della solidarietà a Papa Benedetto.

La sintesi di ieri con le parole di Andrea Tornielli su Il Giornale di oggi.
Per la cronaca, c'erano anche diversi chestertoniani.

Roma - "Vi incoraggio a essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene". Ha il sorriso sulle labbra Benedetto XVI, commosso per la calorosa partecipazione dei duecentomila venuti in piazza San Pietro da tutta Italia per dimostrargli affetto e vicinanza.

Non rinfocola polemiche. Mostra ancora una volta, con la sua mitezza, come disponibilità al dialogo e fedeltà alla ragione stiano dalla parte del vescovo di Roma che non ha potuto recarsi alla Sapienza. Ma non rinuncia alla possibilità di dare una piccola grande lezione a quanti gli hanno sbarrato le porte accusandolo di oscurantismo, chiudendo così definitivamente l’incidente che ha messo ancora una volta alla berlina il nostro Paese di fronte al mondo.

La piazza è gremitissima quando, a mezzogiorno in punto, Ratzinger si è affacciato, accolto dagli applausi. Come previsto, il Papa ha dedicato la sua breve meditazione all’unità dei cristiani, quindi ha recitato la preghiera mariana. Poi ha aggiunto: «Desidero anzitutto salutare i giovani universitari, i professori e voi tutti che siete venuti oggi così numerosi in Piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dell’Angelus e per esprimermi la vostra solidarietà; un pensiero di saluto va anche ai molti altri che si uniscono a noi spiritualmente. Vi ringrazio di cuore, cari amici; ringrazio il cardinale vicario che si è fatto promotore di questo momento di incontro». Benedetto XVI ha quindi parlato delle circostanze che lo hanno portato a rinunciare alla visita all’ateneo romano. «Come sapete, avevo accolto molto volentieri il cortese invito che mi era stato rivolto a intervenire giovedì scorso all’inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza. Conosco bene questo ateneo, lo stimo e sono affezionato agli studenti che lo frequentano: ogni anno in più occasioni molti di essi vengono a incontrarmi in Vaticano, assieme ai colleghi delle altre università. Purtroppo, com’è noto, il clima che si era creato ha reso inopportuna la mia presenza alla cerimonia». Nessun accenno diretto alle proteste e alla polemica lettera dei professori di Fisica, ma è stato evidente a tutti a quale «clima» il Papa intendesse riferirsi.
«Ho soprasseduto mio malgrado ma ho voluto comunque inviare il testo da me preparato per l’occasione», ha detto il Pontefice, aggiungendo a braccio di averlo scritto «nei giorni dopo Natale».

«All’ambiente universitario – ha continuato – che per lunghi anni è stato il mio mondo, mi legano l’amore per la ricerca della verità, per il confronto, per il dialogo franco e rispettoso delle reciproche posizioni. Tutto ciò è anche missione della Chiesa, impegnata a seguire fedelmente Gesù, maestro di vita, di verità e di amore».

Poi l’invito finale: «Come professore, per così dire, emerito che ha incontrato tanti studenti nella sua vita, vi incoraggio tutti, cari universitari, a essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene. A tutti e a ciascuno rinnovo l’espressione della mia gratitudine, assicurando il mio affetto e la mia preghiera».

Dopo aver pronunciato altri saluti in varie lingue, prima di rientrare, applauditissimo, Benedetto XVI ha concluso a braccio: «A tutti voi buona settimana. Andiamo avanti in questo spirito di libertà e verità, per una società più fraterna e tollerante». Un saluto fuori dal comune per la sua lunghezza, mite nei toni e nei contenuti, non polemico, ma al tempo stesso puntuale, che non ha rinunciato di entrare nel merito della questione. Nelle ultime ore, nell’entourage del Pontefice, si è discusso se, e come, riferirsi direttamente alla cancellazione della visita alla Sapienza. Secondo le indiscrezioni filtrate dai sacri palazzi, in segreteria di Stato sarebbero state preparate due bozze per l’Angelus: una con un testo più breve e di routine, la seconda più lunga e dettagliata, per la quale alla fine Benedetto XVI ha optato spiegando, seppur con il sorriso sulle labbra, il rammarico per la visita mancata.

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