venerdì 25 luglio 2008

Chesterton è attuale - 19 - Anzi, attualissimo! Su Tempi parlano Marco Sermarini, Andrea Monda e Paolo Morganti!

Vi segnaliamo un bell'articolo di Elena Inversetti (che ringraziamo) sul settimanale Tempi in edicola questa settimana, in cui vi sono brani di interviste rilasciate dal nostro presidente Marco Sermarini e dai chestertoniani Andrea Monda (giornalista e scrittore e nocchiero della giornata romana del tour del grande padre Boyd dello scorso giugno) e Paolo Morganti (traduttore per Morganti Editori delle opere di Chesterton). Esce fuori un bel quadro, vivo e scalciante, del nuovo interesse per Chesterton.

TuttoChesterton

Spesso dimenticato, spesso frainteso. GKC sconta il pregiudizio anticattolico di tante case editrici, che però, ora, hanno cominciato a ripubblicare (o, addirittura, pubblicare per la prima volta) le sue opere. Viaggio dentro una produzione allegra e paradossale quasi inedita

di Elena Inversetti

Si sarebbe divertito a vedersi calare dalla finestra di casa direttamente nella sua bara, troppo grande per essere trasportata per le scale. Era fatto così. Curioso e divertito di fronte alle sorprendenti, paradossali, sfacettature della vita di ogni giorno. E pure un po' squinternato. Si narra che telefonò alla moglie informandola che si trovava nel posto tal dei tali, ma che aveva un dubbio: avrebbe forse dovuto essere da un'altra parte? A casa, fu la risposta.

Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) non ha bisogno di presentazioni. Artista poliedrico: romanziere, poeta, saggista, sceneggiatore, pittore, nonché giornalista polemista, con la sua mole occupa un posto importantissimo nella storia del pensiero occidentale del Novecento. Eppure, dopo morto, è stato dimenticato. Un gigante invisibile. Più che il telegramma inviato da papa Pio XI al capo della Gerarchia ecclesiastica d'Inghilterra, in cui definiva GKC «devoto figlio della Santa Chiesa, difensore ricco di doti della fede cattolica», che i giornali laici non vollero pubblicare per intero perché dava a un suddito un titolo che spetta al re d'Inghilterra, deve aver inciso nella memoria dei posteri quanto George Orwell scrisse in un pensiero del 1945: «Fu uno scrittore di notevole talento che decise di sopprimere tanto la sua sensibilità che la sua onestà intellettuale nella causa della propaganda cattolica romana». Perché è qui, in questo pregiudiziale equivoco, che si gioca la (s)fortuna di GKC, di padre anglicano e madre metodista, convertitosi al cattolicesimo nel 1922.



















La verità che cammina sulle mani

Lo sa bene Marco Sermarini ideatore del blog dell'uomo vivo che mutua il suo nome dal romanzo Le avventure di un uomo vivo il cui protagonista, Innocenzo Smith «che all'inizio del romanzo irrompe in un'osteria rincorrendo il suo cappello, è come secondo me dovrebbe essere un uomo e come è stato Chesterton: uno che non vuole morire prima di essere morto per davvero. Giovannino Guareschi lo aveva letto quando scrisse: "Non muoio neanche se mi ammazzano". È perciò triste l'incredibile numero di inediti rimasto. Noi come Società Chestertoniana abbiamo cercato un accordo con Mondadori per la pubblicazione di un po' di testi, ma tutto è naufragato per questioni economiche».

Anche perché è dura far breccia nel cuore e nel portafoglio del mondo editoriale dei grandi che investono preferibilmente nelle novità. «Ma GKC è straordinariamente attuale. L'Osteria volante è la fotografia dell'Inghilterra islamizzata di oggi, Eugenetica sembra scritta dal più illuminato intellettuale pro life del 2008, L'utopia degli usurai è un attacco ragionato al capitalismo, da L'uomo che fu giovedì a Ortodossia si ripercorrere l'eterno dibattito tra fede e ragione... e potrei andare avanti così per tutta l'opera di GKC. Allora, se mi chiede perché impazzisco per lui, le dico perché è il riferimento per tante persone libere, è uno che cerca sempre la verità scandagliandola con lo strumento più efficace: il paradosso. Che non è nient'altro se non la verità stessa mandata in giro sulle mani invece che sui piedi».

I balzi felici del ranocchio

Sia lode e onore allora ad alcune case editrici indipendenti che stanno dando vita a un vero e proprio revival dell'opera di GKC: Excelsior 1881 con L'utopia degli usurai, Cantagalli con Eugenetica, Lindau con San Francesco D'Assisi, e aggiungiamo le ristampe di Bompiani dell'Osteria volante e de L'uomo che fu giovedì. È una dichiarazione d'amore poi quella di Morganti Editori che ha inaugurato una collana, la Chestertoniana. «Se l'iniziativa avrà successo non ci fermeremo a 11 titoli, perché l'ambizione è quella di pubblicare il più possibile, magari anche qualche inedito, tutti rigorosamente tradotti ex novo», racconta a Tempi Paolo Morganti traduttore e curatore della collana. «Le traduzioni che circolavano erano datate e spesso anche sbagliate. La nostra scelta è stata dettata dall'interesse per un autore straordinario, non tenuto nella giusta considerazione in un mercato che fagocita tutto, dando poco spazio ai classici e destinando i libri a una vita sempre più breve. Il considerare Chesterton uno "scrittore cattolico" ancora oggi lascia i suoi strascichi, per esempio la distribuzione della collana ci è stata rifiutata da due Coop proprio per questo motivo. Ma non hanno capito. Chesterton è bello, è attuale ed è per tutti, perché è un autore positivo, è lo scrittore della gioia che in ogni cosa vede la redenzione. E poi c'è da scoppiare dal ridere. La sua ironia è illuminante. GKC è stato un folle che ragionava e che ha scritto cose che ci servono per vivere, oggi».

«È la perfetta medicina del Novecento, delle sue ideologie e del suo sostanziale pessimismo nei confronti dell'uomo», secondo Andrea Monda, docente di storia e attualità della Chiesa presso la sede romana dell'università americana IES e collaboratore di vari quotidiani e periodici. «GKC è un mix di Whitman e Poe. Come il primo è poeta creaturale che canta l'uomo che contempla il creato con gratitudine, nominando le cose - penso a San Francesco D'Assisi - in più come Poe è consapevole del vuoto e dell'orrido che fa parte della vita. Da ragazzo soffrì di depressione e pensò al suicidio. Poi è diventato quell'ottimista che conosciamo, nel senso di uno che riconosce la bellezza dell'esistente ed è grato perché sa che è stata strappata dal nulla». In Ortodossia infatti scrive: «La misura di ogni felicità è la riconoscenza. Tutte le mie convinzioni sono rappresentate da un indovinello che mi colpì fin da bambino. L'indovinello dice: "Che disse il primo ranocchio?" La risposta è questa: "Signore come mi fai saltare bene". In succinto c'è tutto quello che sto dicendo io. Dio fa saltare il ranocchio e il ranocchio è contento di saltellare». È la meraviglia di fronte al creato a dare ragione della bontà del mistero della vita. Per questo si sorprendeva Franz Kafka: «È così felice che sembra abbia incontrato Dio».

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