lunedì 27 ottobre 2008

Benedetto XVI: Cristiani d’Oriente, vittime di intolleranze e crudeli violenze

Benedetto XVI lancia un nuovo appello per le chiese in Iraq e in India, perché sia garantita ai cristiani non privilegi, ma la dignità di poter vivere e collaborare alla vita della loro Patria. Egli chiede alle autorità civili di “non risparmiare alcuno sforzo” per garantire la legalità e alle autorità religiose di fare gesti “espliciti” di amicizia con i cristiani. Gli appuntamenti futuri con l’Africa nel 2009. Il ricordo di un missionario francescano, martire in Cina.


Città del Vaticano (AsiaNews) – L’ultima parola di Benedetto XVI ricordando il Sinodo dei vescovi sulla “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” e dedicata alla situazione di persecuzione delle Chiese in Iraq e in India. Parlando prima della preghiera dell’Angelus, davanti alle decine di migliaia di pellegrini radunati in piazza san Pietro, egli ha detto di far suo un appello lanciato due giorni prima dai Patriarchi delle Chiese orientali, a conclusione del Sinodo, per richiamare la comunità internazionale, i leader religiosi e ogni uomo e donna di buona volontà “sulla tragedia che si sta consumando in alcuni Paesi dell’Oriente, dove i cristiani sono vittime di intolleranze e di crudeli violenze, uccisi, minacciati e costretti ad abbandonare le loro case e a vagare in cerca di rifugio”. “Penso – ha aggiunto il pontefice - in questo momento soprattutto all’Iraq e all’India”.

“Sono certo – ha continuato il papa - che le antiche e nobili popolazioni di quelle Nazioni hanno appreso, nel corso di secoli di rispettosa convivenza, ad apprezzare il contributo che le piccole, ma operose e qualificate, minoranze cristiane danno alla crescita della patria comune. Esse non domandano privilegi, ma desiderano solo di poter continuare a vivere nel loro Paese e insieme con i loro concittadini, come hanno fatto da sempre”.

In Iraq e in India, le violenze sembrano diffondersi anche a causa del silenzio e dell’inazione delle autorità politiche. Per questo il pontefice afferma: “Alle Autorità civili e religiose interessate chiedo di non risparmiare alcuno sforzo affinché la legalità e la convivenza civile siano presto ripristinate e i cittadini onesti e leali sappiano di poter contare su una adeguata protezione da parte delle istituzioni dello Stato. Auspico poi che i Responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del loro ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano dei gesti significativi ed espliciti di amicizia e di considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d’onore della difesa dei loro legittimi diritti”.

Benedetto XVI ha ricordato ancora una volta i suoi futuri appuntamenti con l’Africa, già citati nella messa di conclusione del Sinodo tenuta poche ore prima nella Basilica di san Pietro: “Nell’ottobre del prossimo anno si svolgerà a Roma la II Assemblea Speciale del Sinodo per l’Africa. Prima di allora, a Dio piacendo nel mese di marzo, è mia intenzione recarmi in Africa, visitando dapprima il Camerun, dove consegnerò ai Vescovi del Continente l’Instrumentum laboris del Sinodo, e quindi in Angola, in occasione del 500° anniversario di evangelizzazione di quel Paese”. Concludendo egli ha detto: “Affidiamo le sofferenze sopra ricordate, come anche le speranze che tutti portiamo nel cuore, in particolare le prospettive per il Sinodo dell’Africa, all’intercessione di Maria Santissima”.

Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha salutato i pellegrini in diverse lingue. Ai saluti in italiano ha ricordato i fedeli di Velletri-Segni, "venuti con il vescovo mons. Vincenzo Apicella in occasione del centenario della nascita del Servo di Dio Padre Ginepro Cocchi, Frate Minore, sacerdote e missionario in Cina, dove morì per la fedeltà a Cristo nel 1939". "L’esempio di Padre Ginepro - ha aggiunto il papa - sia sempre per voi di stimolo ad una coraggiosa testimonianza del Vangelo".

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