martedì 8 settembre 2009

Iraq - I cristiani sono senza pace

Da Avvenire

Un’operazione chirurgica, capillare, intimidatoria. Una caccia all’uomo selettiva con un solo obiettivo: i cristiani. Il “nuovo” Iraq è sempre più tormentato dalla piaga dell’odio religioso. Ma al fanatismo in molti casi si intreccia la motivazione economica: i rapimenti stanno diventando un affare sempre più ghiotto per le bande criminali. L’ennesima catena di episodi di violenza viene denunciata dall’agenzia AsiaNews . E ancora una volta l’epicentro è a Nord, nelle città di Mosul e Kirkuk. Un commerciante cristiano di 60 anni, Salem Barjjo, rapito a inizio agosto, è stato ucciso dai suoi sequestratori. Il suo cadavere è stato ritrovato il 3 settembre, ma la notizia della morte è circolata solo ieri. Per la sua liberazione i malviventi avevano chiesto un riscatto molto alto, che la famiglia non era in grado di pagare. La scorsa settimana sempre a Mosul, 370 chilometri a nord di Baghdad, una banda di criminali ha rapito Hikmat Sayid, anche lui di fede cristiana. E anche in questo caso i rapitori hanno chiesto una somma di denaro molto elevata, che la famiglia difficilmente riuscirà a versare. A Kirkuk resta invece avvolta nel mistero la sorte di Samir Jarjis, medico cristiano molto conosciuto in città, sequestrato il 18 agosto scorso e ancora nelle mani dei rapitori. Per il suo rilascio leader musulmani – sciiti e sunniti – e cristiani hanno lanciato un appello durante la cena in arcivescovado a Kirkuk, il 29 agosto scorso, promossa da monsignor Louis Sako per festeggiare l’inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. Proprio in quella occasione monsignor Sako si è appellato ai cristiani iracheni perché si facciano promotori di un «comitato per il dialogo e la riconciliazione» nazionale fra tutte le anime del Paese. Da parte sua Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, nei giorni scorsi, ha paventato il rischio di «una nuova fuga dei cristiani dall’Iraq»: «È normale – aveva spiegato – questo sentimento di paura, alimentato da morti, feriti e distruzione. Ho chiesto ai fedeli di rimanere però dobbiamo anche dare loro garanzie di sicurezza, possibilità di lavoro, di un futuro».
ma a Mosul ormai un clima di «paura, solitudine e preoccupazione» domina sulla minoranza cristiana. Torna a crescere il pericolo di «una fuga di massa» dei cristiani, soprattutto se la situazione – dicono fonti locali riportati ancora da AsiaNews – «non migliorerà in vista dell’apertura delle scuole». Questa nuova campagna intimidatoria contro la comunità cristiana «nasconde risvolti di carattere politico: si vuole creare un clima di violenze in vista della tornata elettorale del gennaio 2010.
Il progetto è creare un’enclave nella piana di Ninive e costringere – anche con la forza, a colpi di attentati ed esecuzioni mirate – i cristiani a uno spostamento forzato». La piana diverrebbe una zona cuscinetto fra curdi e arabi ed è osteggiata, pur con qualche distinguo. Per molti il progetto nasconderebbe in realtà interessi economici e un giro di affari per la costruzione di case e alloggi.

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