venerdì 27 novembre 2009

Leggete anche quest'altro articolo, sempre commentato da padre Livio durante la Rassegna Stampa di ieri a Radio Maria...

I neretti sono nostri.

BISHOP TOBIN: IL VESCOVO DI PROVIDENCE VA IN TV E SPIEGA A PATRICK KENNEDY CHE COSA SIGNIFICA ESSERE CATTOLICI

NOV 26, 2009 IL FOGLIO

Bishop Tobin come lo chiamano tutti, ovvero il sessantunenne monsignor Thomas J. Tobin, vescovo di Providence (Rhode Island), appartiene a quella generazione di presuli statunitensi relativamente giovane che all’ecclesialese preferisce il parlare chiaro (e spesso forte), alla prudenza la sincerità. Una classe episcopale che sa come usare i mass media (e li usa quando la cosa è necessaria e utile alla propria causa).
E così è successo nelle scorse ore quando Tobin ha deciso di passare al contrattacco. E di esprimere, senza reticenze, il proprio punto di vista. Certo, prima ha fatto sfogare l’avversario. Ovvero ha lasciato che il deputato democratico cattolico Patrick Kennedy – uno dei figli del senatore Ted – si lamentasse sui media del fatto che Tobin gli avesse negato la comunione in quanto favorevole all’aborto. Ha permesso che le parole di Kennedy rimbalzassero sui media di mezzo mondo – con tanto di livore in pagina di convinti abortisti – e poi, inaspettatamente, ha preso la parola. Dove? Sui principali canali televisivi americani: prima sulla Nbc intervenendo con ascolti da record all’“Hardball” con Chris Matthews. Poi al celebre “O’Reilly Show” sulla Fox, sfondando così in tutti gli stati americani.
In diretta, inquadratura a mezzo busto, clergyman nero e croce pettorale in vista, la libreria del proprio studio dietro le spalle, bishop Tobin ha spiegato il proprio punto di vista come un inviato qualunque a Wall Street spiegherebbe i risultati della giornata in Borsa: tono asciutto, sorriso rassicurante, tanti contenuti e nessun giro di parole. “Quando un personaggio pubblico è in una posizione di potere che influenza la legislazione, si pone una grandissima domanda – ha detto il presule –. Se non si possono seguire gli insegnamenti della chiesa allora si rende necessario lasciare il proprio lavoro e salvare la propria anima”. Proprio così: “Lasciare il proprio lavoro e salvare la propria anima”. E ancora: “Quello che cerco di dire al deputato Kennedy è questo: se sei cattolico vivi come tale e prova ad accettare gli insegnamenti della chiesa”.
Bishop Tobin scrive ogni settimana una rubrica sul giornale della sua diocesi, il “Rhode Island Catholic”. La rubrica ha un titolo significativo: “Without a Doubt”. E’ qui che è stata resa pubblica, dopo le dichiarazioni di Kennedy su Tobin, una lettera che lo stesso vescovo ha scritto al deputato democratico nella quale gli ha spiegato “cosa significa essere cattolici”. Esattamente così: “What does it mean”. “Caro Congressman – scrive Tobin –, lei ha detto che il fatto che è in disaccordo con la gerarchia della chiesa non lo fa essere meno cattolico”. “E invece io le dico – scrive il presule – che essere cattolico significa fare parte di una fede comune che possiede chiare e definite autorità e dottrine, obblighi e aspettative. Significa seguire la dottrina cattolica soprattutto sulle materie di fede e morale. Significa seguire una comunità locale, andare a messa la domenica e ricevere i sacramenti regolarmente, seguire insomma la chiesa personalmente, pubblicamente, spiritualmente ed economicamente”. E ancora: “La sua posizione sull’aborto è inaccettabile per la chiesa e dà scandalo a tutti i suoi membri. Non solo: diminuisce assolutamente la sua comunione con la chiesa stessa”.
Parole nette e precise. E che hanno provocato reazioni variegate. Anzitutto l’attenzione dei media di tutti gli States. E poi, dichiarazioni pro e contro. Se i funerali concessi dall’arcivescovo di Boston, Seán Patrick O’Malley, a Ted Kennedy hanno portato (è cosa di pochi giorni fa) alla reazione di monsignor Raymond Burke, prefetto del tribunale della Segnatura Apostolica, secondo il quale la comunione non dovrebbe essere offerta ai politici che non si oppongono all’aborto, questa volta la reazione è diametralmente opposta. Contro il vescovo Tobin, infatti, è gran parte del mondo cosiddetto laico a prendere posizione: “Si lamenta che non vengono protetti i bambini mai nati – ha detto Ruth Moore, leader dell’Associazione delle vittime di abusi sessuali a opera di religiosi –. Noi però crediamo che allo stesso modo sia importante proteggere quelli che sono nati e vengono violentati dai preti”.
E con Moore tanti intellettuali che legano queste polemiche a quelle relative al passaggio in Senato della riforma sanitaria di Obama che consente il finanziamento pubblico dell’aborto. Contro questo passaggio i vescovi stanno lanciando diversi segnali. E le polemiche tra Tobin e Kennedy altro non sarebbero che l’ultimo di questi segnali.

Paolo Rodari
Pubblicato sul Foglio giovedì 26 novembre 2009

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