venerdì 26 marzo 2010

Dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede

Questo è il testo integrale della dichiarazione rilasciata al "New York Times" il 24 marzo 2010:

Il tragico caso di padre Lawrence Murphy, sacerdote dell'arcidiocesi di Milwaukee, ha riguardato vittime particolarmente vulnerabili che hanno sofferto terribilmente a causa delle sue azioni. Abusando sessualmente di bambini audiolesi, padre Murphy ha violato la legge e, cosa ancora più grave, la sacra fiducia che le sue vittime avevano riposto in lui.
Verso la metà degli anni settanta, alcune vittime di padre Murphy denunciarono gli abusi da lui compiuti alle autorità civili, che avviarono indagini su di lui; tuttavia, secondo quanto riportato, quelle indagini furono abbandonate. La Congregazione per la Dottrina della Fede venne informata della questione solo una ventina di anni dopo.
È stato suggerito che esiste una relazione tra l'applicazione dell'istruzione Crimen sollicitationis e la mancata denuncia in questo caso degli abusi sui bambini alle autorità civili.
Di fatto, non esiste nessuna relazione del genere. Infatti, contrariamente ad alcune affermazioni circolate sulla stampa, né la Crimen sollicitationis né il Codice di Diritto Canonico hanno mai vietato la denuncia degli abusi sui bambini alle forze dell'ordine.
Alla fine degli anni Novanta, dopo più di due decenni dalla denuncia degli abusi alle autorità diocesane e alla polizia, per la prima volta alla Congregazione per la Dottrina della Fede è stata posta la domanda su come trattare canonicamente il caso Murphy. La Congregazione venne informata della questione poiché implicava l'adescamento nel confessionale, che è una violazione del Sacramento della Penitenza. È importante osservare che la questione canonica presentata alla Congregazione non era in nessun modo collegata con una potenziale procedura civile o penale nei confronti di padre Murphy.
In casi simili, il Codice di Diritto Canonico non prevede pene automatiche, ma raccomanda che sia emessa una sentenza che non escluda nemmeno la pena ecclesiastica più grande, ossia la dimissione dallo stato clericale (cfr. canone 1395, 2). Alla luce del fatto che padre Murphy era anziano e in precarie condizioni di salute, che viveva in isolamento e che per oltre vent'anni non erano stati denunciati altri abusi, la Congregazione per la Dottrina della Fede suggerì che l'arcivescovo di Milwaukee prendesse in considerazione di affrontare la situazione limitando, per esempio, il ministero pubblico di padre Murphy ed esigendo che padre Murphy si assumesse la piena responsabilità della gravità delle sue azioni. Padre Murphy morì circa quattro mesi dopo, senza altri incidenti.

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