martedì 14 giugno 2011

Chesterton in altre parole - Ecco cosa diceva di GKC Carlo Bo.



"Sostanzialmente i rapporti dei letterati cattolici con l'ortodossia sono stati rapporti normali, salvo qualche eccezione. Altri autori invece hanno scelto strade più tormentate o strade laterali e marginali che però potevano portare a una presa di coscienza molto più profonda. In questo caso penso a uno scrittore inglese oggi quasi del tutto dimenticato, vale a dire Chesterton. Chesterton arriva a una visione cattolica attraverso il paradosso, il rovesciamento delle situazioni".

"La Francia ha avuto per prima, direi, un gruppo di scrittori che non nascondevano, anzi esaltavano la loro fede. Tutto questo è avvenuto tra la fine dell'Ottocento e i primi vent'anni di questo secolo. È stato un gruppo molto importante che poi più tardi avrebbe avuto degli imitatori: lo stesso don Giuseppe De Luca, in una lettera a papa Montini, diceva di aver pensato e di aver creduto di poter ottenere qualcosa di simile in Italia e di essere poi invece stato deluso di fronte alla piega che questa letteratura aveva preso. Questo miracolo, se così lo possiamo chiamare, questo capitolo straordinario della letteratura francese va però ricollegato alla vitalità, alla ricchezza di ragioni, di sollecitazioni, che appartenevano alla letteratura in genere. Gli scrittori cattolici, e questo vale anche per Chesterton, oppure per Benson, erano sempre scrittori di seconda presa; vale a dire che si trovavano a combattere, e quindi a doversi distinguere, dalla cultura ufficiale. Non a caso questi scrittori, come Barbey d'Aurevilly e poi più tardi Bourget, erano scrittori all'opposizione di quella cultura tradizionale laica che ha avuto, soprattutto nella prima parte dell'Ottocento, una così grande importanza. Voglio dire che la diversità, e possiamo dire anche la rivalità, favorivano la nascita di un gruppo di scrittori cattolici che rivendicavano il primato dello spirito".

"Anche Chesterton ha avuto un suo momento di fortuna prima del '40. Intanto c'è un lungo saggio di Emilio Cecchi, e poi amava l'Italia e per molto tempo ha abitato a Firenze. Ricordo di averlo visto e conosciuto grazie a Nicola Lisi, che non so più per quale ragione era in contatto con lo scrittore inglese. La forza di Chesterton consiste nella sua capacità di usare il paradosso, di rovesciare le situazioni. Quindi c'è tutta una parte della sua opera che in un certo senso appartiene al giallo, alla letteratura degli inganni e delle sorprese. E questo sistema lo ha adoperato anche per le opere di carattere più strettamente religioso, basta ricordare uno dei suoi libri fondamentali intitolato Ortodossia. Si può spiegare la presenza di Chesterton in un Paese non cattolico appunto per questo contributo indiretto che ha dato alla letteratura di indirizzo cristiano".


Da Scrivere, nel nome del Padre - colloquio con Carlo Bo di Giovanni Piccioni, Liberal, 1999 (tratto da www.fondazioneliberal.it).

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