domenica 26 giugno 2011

IX Chesterton Day - Ci siamo divertiti come pazzi, e questo sembra bello ed istruttivo.

Ieri 25 Giugno 2011 abbiamo celebrato il IX Chesterton Day.

Quest'anno per definire l'evento non uso la solita metafora della rissa (cioè che una rissa sarebbe stata organizzata meglio, che pure è vero), ma devo dire che mi sembrava di stare in uno di quei bei reparti psichiatria allegri, pieni di sana follia e di accese discussioni sempre su quel bel confine tra lusco e brusco, tra sano e malato con vistose allegre accelerazioni e improvvise marce indietro, con punte di lirismo assoluto che volgevano allegramente verso la fissa. Ma bisogna fissarsi: chi non si fissa rischia la patologia più grave che è quella dell'imborghesimento unita a quella del vieto progressismo.

Non so quello che avranno pensato Maria Grazia Gotti e gli amici di Bologna, la graziosa inglesina Marteen Thompson, l'intrepido Giovanni Borghi di Modena e il dottore di Savignano sul Rubicone, Piergiuseppe Ravagli: qualcuno sapeva già come eravamo messi, ma vederlo in diretta non è sempre confortante...
Scuote, diciamo.

Tutto è partito dall'Ode a Rob e Fab, che trovate qui sul blog: tutto vero quel che c'è scritto.

Quello che è uscito in maniera chiara è che noi sappiamo che Chesterton ha prodotto le sue cose migliori in osteria o nei pub, in mezzo al vociare della gente comune, quella gente comune tanto amata da Dio "perché ne ha fatta molta".

Altrettanto chiaro è che Chesterton è uno che fa ridere: Paolo Pegoraro, il più serio del reparto (reparto nel senso di cui sopra, ma se nel reparto si è sentito a suo agio, un motivo, cavolo, ci sarà...), ha detto che anni fa, quando lesse il primo libro di Chesterton in biblioteca ad un certo punto dovette uscire perché non riusciva a smettere di ridere.

Gulisano, veterano della ghenga, ha detto che l'eutrapelia è per San Tommaso d'Aquino la virtù di far ridere (si fissa, a ragione), che è il "prendere la giusta direzione": proprio vero!

Gnocchi dice che Guareschi dice cosa fa un uomo sano, cioè un cristiano, mentre Chesterton dice come pensa un uomo sano.

Trevisan ci ha fatti commuovere con La leggenda del Piave e il suo autore, il canto napoletano, la differenza tra il nazionalismo e l'amore per la propria patria, idea tanto cara a Guareschi come a Chesterton.

Prisco ci ha ricordato il principio di creazione e il fatto che siamo molto più belli di quanto immaginiamo.

Ma c'è dell'altro, che di certo uscirà. Intanto grazie ai pazienti, nel senso di degenti nel suddetto reparto e pure in quello di chi pazientemente ascolta...

1 commento:

Alessandro Canelli ha detto...

Allora ci sono altri chestertoniani bolognesi? mi piacerebbe molto essere messo in contatto....
Alessandro Canelli