giovedì 5 febbraio 2015

In Vino Veritas: Chesterton propone un brindisi (per gentile concessione di The Imaginative Conservative)

Pubblichiamo, autorizzati dall'editore, l'interessante saggio che segue a firma di Joseph Pearce, uno dei più noti e massimi studiosi di Chesterton (e che a Chesterton deve la propria conversione), apparso tempo fa su The Imaginative Conservativedi cui trovate i collegamenti qui di seguito.
The Imaginative Conservative si è occupato molte volte di Chesterton anche pubblicando saggi e scritti del nostro caro amico Stratford Caldecott.
Ringraziamo caldamente l'editore per averci concesso di pubblicare il saggio nel nostro blog, e la cara Umberta Mesina per aver curato la traduzione.

In Vino Veritas: Chesterton propone un brindisi 
di Joseph Pearce 
© The Imaginative Conservative, 17 maggio 2014

Già nel 1921, durante la sua prima visita negli Stati Uniti, Chesterton rimase orripilato dall'ascesa del potere federale e delle grandi imprese e dalla conseguente distruzione dei piccoli governi locali e della piccola impresa. In un'intervista concessa a un quotidiano di Boston, accennò all'abisso tra gli ideali dei Padri Fondatori e alla realtà dell'America odierna in termini che il Tea Party di oggi appoggerebbe senz'altro:
Se Patrick Henry tornasse al mondo e gettasse un'occhiata sul vasto ordine economico di oggi, potrebbe anche mutare il suo discorso e semplicemente dire "Datemi la morte" – visto che l'alternativa è palesemente impossibile nelle condizioni attuali. [1]
[N.d.T. Patrick Henry, che è appunto uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d'America, è rimasto nella storia anche per un famoso discorso che concluse con le parole give me liberty, or give me death – datemi la libertà oppure la morte. La libertà è appunto l'alternativa a cui si riferisce Chesterton, e non la vita, come si potrebbe pensare]  
Va notato che questa intervista fu rilasciata durante i primi giorni del proibizionismo, che era di per sé un furto di libertà superiore a tutto ciò che Patrick Henry ebbe a subire da parte britannica. Mettete a confronto, per esempio, il furto di libertà determinato da tasse esorbitanti sul tè con quella determinata da un bando totale delle bevande fermentate e distillate. Che avrebbero pensato i Padri Fondatori di un governo oppressivo che avesse emanato una simile legge? E come appare una simile legge vista dalla prospettiva europea? Da questo punto di vista, è davvero ironico, soprattutto alla luce dell'attacco terroristico dell'11 settembre, che gli Stati Uniti abbiano questa malsana affinità con l'islam nella loro insistenza, perfino oggi, a trattare vini, birre e spiriti come droghe e non come bevande. Alcool, andrebbe ricordato, è una parola araba. Il vino non è "alcool" più di quanto il latte sia "calcio" o "proteine". Un oggetto non è definito dai suoi componenti, ma da ciò che esso è nella sua interezza. Gesù Cristo non cambiò l'acqua in alcool! E già che siamo a parlare del primo miracolo di Cristo, guai a chi cerchi di ribaltare il miracolo di Cana facendo tornare il vino in acqua! 
Considerando che entrambe le visite di Chesterton negli Stati Uniti avvennero durante il proibizionismo, non è sorprendente che l'attenzione chestertoniana fosse costretta a soffermarsi sull'argomento: 
Il grande problema [parla del proibizionismo] è che mescoliamo insieme causa ed effetto. Ci sono due modi di bere. Se uno è felice, beve per esprimere la sua gioia. Questo è un buon bere. Ma c'è anche il caso di chi è talmente infelice da bere per cercare la felicità. E non arrivi alla radice del suo problema facendolo smettere di bere. Per arrivare alla radice, devi cambiare il sistema industriale che lo rende infelice. Non è solo questione di distribuire meglio la ricchezza, benché questo aiuterebbe. In aggiunta, dobbiamo riportare in auge le vecchie usanze, le danze, le canzoni, le credenze: le cose che mantenevano l'uomo felice prima che nascesse l'industria moderna.[2]
Chesterton sembra dire che il problema dell'ubriachezza nei bassifondi non è il bere ma i bassifondi. Se la gente beve per sfuggire all'inferno in cui vive, la soluzione non è proibire di bere ma fugare l'inferno. Con buona pace di Chesterton, tuttavia, bisogna riconoscere che gli alcolisti, distinti dai sani bevitori, non sono interessati alla bevanda ma piuttosto alla droga che trovano nella bevanda. Per queste persone, è la droga l'inferno da cui hanno bisogno di fuggire. Ciononostante, le bevande fermentate non andrebbero vietate perché esistono degli alcolisti più di quanto lo zucchero andrebbe vietato perché esistono degli obesi. Chesterton ricapitola succintamente la questione nel suo libro Eretici, pubblicato nel 1905: 
Una nuova morale si è rovesciata su di noi con qualche violenza in relazione al problema dell'alcolismo; e gli entusiasti nel campo vanno dall'uomo che viene buttato fuori con violenza alle 12.30 alla signora che fracassa gli American bar con un'ascia. In queste discussioni, quasi sempre appare una posizione molto saggia e moderata, quella secondo cui si dovrebbe bere il vino o roba consimile solo come medicina. Su questo punto, io mi spingerei a dissentire con particolare ferocia. L'unico modo veramente pericoloso e immorale di bere il vino è quello di berlo come medicina. [...]  
La regola sensata nella questione sembrerebbe presentarsi come molte altre regole sensate, ovvero, come un paradosso. Bevete perché siete felici, ma mai perché siete infelici. Non bevete mai quando, senza l'alcool, vi sentite derelitti, o sarete come il bevitore di gin dalla faccia grigiastra nel suo tugurio; ma bevete quando, anche senza alcol, sareste felici, e sarete come il ridente contadino italiano.[3] 

Il punto di vista di Chesterton è chiaramente quello della Cristianità, dell'Europa cristiana, che era altrettanto chiaramente il punto di vista di Cristo stesso quando compì il suo miracolo alla festa di nozze. Non è il punto di vista di Maometto né, a quanto pare, quello di certe tendenze puritane in America. In queste cose, si potrebbe pensare che la distanza tra il tavolino da tè proibizionista e la taverna cristiana sia davvero più ampia dell'Atlantico.  
Note
1. Boston Evening Transcript, January 12, 1921. 
2. Boston American, February 12, 1921. 
3. G. K. Chesterton, Eretici, cap. VII, casa editrice Guerrino Leardini, 2013 (ristampa dell'edizione Piemme 1998, traduzione di Pietro Ferrari). Originale: Heretics, New York: John Lane Company, 1905, pp. 102-104). 

Libri sull'argomento (ovviamente in inglese) si possono reperire presso la libreria online The Imaginative Conservative Bookstore.  

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