martedì 12 maggio 2015

Pietro, un uomo comune, secondo Chesterton...




«Quando in un momento simbolico, stava ponendo le basi della Sua Grande Società, Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un pasticcione, uno sempre fuori posto, uno pauroso: in una parola, un uomo. E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa, e le porte dell'Inferno non hanno prevalso su di essa. Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza: furono fondati da uomini forti su uomini forti. Ma quest'unica opera, la storia Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole».

Gilbert Keith Chesterton

È con queste parole dell'apologeta inglese che Pietro Sarubbi, attore celebre per la sua interpretazione di Barabba nel film “The Passion of Christ” di Mel Gibson, ha voluto introdurre la figura di Simon Pietro, nel suo spettacolo “Il mio nome da oggi è PIETRO” andato in scena a Terni, nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima, domenica 10 maggio. Con la bravura, con la passione ma soprattutto con l'ironia che contraddistinguono i grandi teatranti, Pietro ci ha raccontato la storia dell'omonimo apostolo che, tanti secoli or sono, venne scelto da Gesù come “pietra” angolare della sua Chiesa: un santo celato sotto la dura scorza del pescatore e del rude uomo di mare.
Ma ecco che entra in scena l'opera: mentre si odono i versi di un Padre Nostro recitato in aramaico, un uomo incombe sul palcoscenico, in catene. Egli deve rispondere dei suoi crimini di fronte ad una giuria che lo accusa di aver parlato in pubblico nel nome di Gesù Cristo. Così l'imputato inizia la sua storia, fatta di semplicità, quella dell'uomo che di fronte alla bellezza non distolse lo sguardo ma anzi decise, non senza fatica, di seguire il “Rabbì”, il maestro. Da quell'incontro sulla spiaggia del lago di Genezaret, Simone è diventato un uomo nuovo, Pietro, il timoniere della barca della Chiesa, capo di tutta la cristianità.
Una nuova vocazione, quella di pescatore di uomini, che però non muta l'umanità di Pietro, che resta intatta ed è comune a quella di tutti gli essere umani: egli infatti si arrabbia, agisce d'impulso, piange, ride e si lascia emozionare proprio come ognuno di noi.
Con la gioia dei bambini vuole camminare sulle acque ma è con la serietà degli adulti che tentenna ed infine cade. Non mancano i tratti drammatici, la disperazione per aver rinnegato il proprio Signore e Maestro, la paura di essere stato rimpiazzato da Giovanni, il tragico ritorno alla vecchia vita come se tutto non fosse mai accaduto. Ma Gesù torna e come in passato invita Pietro a gettare la rete in mare, ad avere fiducia.
Lo spettacolo si conclude con l'ammonizione dei giudici di non parlare più di Gesù in pubblico. Pietro accetta però ad una condizione davvero paradossale, degna di Chesterton.


di Fabrizio Saracino

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