giovedì 25 maggio 2017

Ancora qualcosa sul rapporto tra Russia e Chesterton: Sergei Averincev

Dopo la riproposizione del saggio di Alexei Judin, vasta e stimolante panoramica sul rapporto tra Chesterton e la Russia, ho pensato bene di riportare alla vostra attenzione un altro interessante saggio sul medesimo argomento, quello di Sergej Averincev, debbo dire su stimolo dell'amico Andrea Monda. Averincev era citato anche da Judin nel saggio richiamato.

Ancora una volta grazie a Cultura Cattolica ed al suo mentore don Gabriele Mangiarotti, oltre che ad Enrico Leonardi che è curatore di questa sezione chestertoniana, per aver messo a disposizione di tutti questo saggio uscito su La Nuova Europa n° 2 del Marzo 2001. Un grazie anche a La Nuova Europa, è ovvio.

Torno su un concetto già speso, ma che si dovrebbe illuminare meglio, anche con riferimenti più precisi. Resto ancora una volta ammirato dalla capacità di dare speranza di Chesterton anche in un mondo ostile (mentre scrivo, così d'improvviso mi torna in mente quel passaggio di "Fatica settimanale", una delle sue più belle trasmissioni sulla BBC finite in Radio Chesterton, che dice: «Ciò che intende ricordarci questo susseguirsi di settimane, date, domeniche e sabati e antiche ricorrenze rituali è proprio l'enorme importanza della vita quotidiana, per come ogni individuo la vive; per il fatto che riguarda la morte e il giorno e tutta la misteriosa truppa che è l'umanità». Non è speranza, questa? Capisco i russi che ne cercavano in lui il minimo refolo… capisco perché mi arrabatto tutti i giorni per farne uscire un piccolo refolo al giorno e anche di più…), anche in un mondo come quello della Russia sovietica che sembrerebbe essere stato impermeabile a qualsiasi infiltrazione di buono, di vero, di bello.

L'unica nota critica che formulo è sull'uso dell'espressione "buon senso", che non è proprio di Chesterton: per Chesterton c'è il senso comune, che è tutt'altro dal buon senso, ma passi. L'importante è che si capisca ciò che ho appena inteso, e cioè che il Principe del Paradosso non può essere il Principe del Buon Senso, semmai del Senso Comune. Il senso comune è uno dei luoghi dove gli uomini dovrebbero imparare ad elaborare questa speranza, a ritrovarla nei meandri più piccoli (in questo Chesterton era un maestro: un pezzo di gesso, un coltellino, un dente-di-leone…). E' un problema di traduzione, non dell'autore.

Marco Sermarini

http://uomovivo.blogspot.it/2009/11/sergei-averincev-e-chesterton.html

1 commento:

UmbertaMesina ha detto...

Veramente "common sense" è il nostro "comune buonsenso" se devo credere alle definizioni da vocabolario e a quel che so della nostra lingua e dell'inglese :)

L'espressione "common sense" può essere molto equivoca e comunque oggi "in senso comune" non è più quel che era ai tempi di Gilbert. Per esempio, oggi è senso comune pensare che se il matrimonio va male, be', tanto c'è il divorzio...

Ma la questione merita un approfondimento. Avevo cominciato, tempo fa, ma poi ho avuto altro da fare! prima o poi ne verrò a capo.